La caducità della natura umana e il vero significato della cura sono stati alcuni dei temi trattati dalle volontarie dello IOM nella mattinata dello scorso 6 maggio, incontro che ha coinvolto i ragazzi della 5BS del nostro Istituto. Partendo dal mito di Prometeo che dono’ agli uomini false speranze e la scintilla della conoscenza, le nostre ospiti si sono soffermate sulla descrizione del farmaco che viene presentato, come il dono di Prometeo, veleno e rimedio al tempo stesso. La differenza fra fine e finitudine viene invece introdotta attraverso il richiamo ad un altro mito, quello di Chirone che rinuncia alla propria immortalità per alleviare la sofferenza di Prometeo. Rinunciare all’immortalità significa allora accettare il proprio limite , avere consapevolezza della vulnerabilità umana.
Da qui lo scopo delle cure palliative : migliorare la qualità della vita di quanti , a fronte di prognosi definitive, possono ancora dare un significato alla propria esistenza.
Fine e finitudine sono allora in netta antitesi fra loro, la definitività della prima si contrappone alla seconda nella quale la presa di coscienza del limite non ne amputa però gli obiettivi. Partendo dalla presentazione di Cicely Saunders, l’infermiera londinese che per prima si è fatta carico degli incurabili, si è passati poi alle testimonianze di operatrici e familiari che hanno aiutato i ragazzi a comprendere quanti siano i volti della speranza e quale ausilio effettivamente si possa offrire attraverso una rete di associazioni e volontari che, unitamente al reparto delle Cure Palliative, hanno contribuito ad inserire la nostra fra le Città del Sollievo.
Prof.ssa Anna Tosetti